Lui & Lei
stanza 212 | 2

05.10.2022 |
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"Le inumidì l’ano e, appena accennò a schiudersi, le entrò più a fondo con la lingua..."
Altri sette giorni di lavoro, famiglia, impegni, cinema, cene, concerti, letture e casa. E come succede sempre, ogni settimana, arrivò il loro martedì. Non era passato così tanto tempo del loro primo contatto su internet ma sembrava davvero passata una vita. E in effetti le loro vite, adesso, erano davvero cambiate. Belle prima, prossime alla perfezione ora. Avevano aggiunto senza togliere nulla né a loro né a chi a loro era già vicino.
Quando lei entrò nella stanza dell’albergo non lo vide subito. Era arrivato poco prima ed era in bagno a lavarsi le mani. Appena lui uscì si baciarono con gli occhi prima che le bocche, le labbra, le lingue si incrociassero come la prima volta ma con minor remora. Un bacio ruvido, duro. Un bacio atteso una settimana che sembrava un anno. Arrivati vicino al letto lui le passò dietro mordendole l collo e leccandole l’orecchio. Le rabbrividì mentre cominciò a spogliarla. Le sue mani si infilarono sotto la camicia. Non portava il reggiseno e così conquistò facilmente campo sulla sua pelle. Le strinse i capezzoli (mentre la sua bocca continuava il suo lavoro sul collo). Ci giocò godendo nel sentirli indurirsi, colmi di voglia, sapendo che non era certo il solo punto del suo corpo a reagire.
Le tolse la camicetta e poi la gonna. La spinse dolcemente sul letto a pancia in giù.
Si spogliò in un attimo e, nudo, le salì sopra riprendendo a baciarla sul collo.
Lei chiuse gli occhi mentre lui cominciò il suo viaggio verso l’infinito. Come una piccola armata la sua bocca conquistò senza opposizione le valli del suo corpo. La baciò e la leccò tra le scapole prima di cominciare a scendere senza fretta. Non tralascio nessun lembo di pelle firmando con la lingua ogni punto di cui si era impadronito.
Arrivato alle alture del suo sedere non si fermò. Lei aveva aperto le gambe aspettando finalmente di sentire la sua bocca sul sesso ma non fu così. I baci proseguirono sulle gambe fino all’incavo delle ginocchia per poi risalire all’interno delle cosce. Era già completamente bagnata quando sentì il suo fiato sulla figa. La lingua se impossesso ma non era ancora per farla godere ma per assaggiare i suoi umori, per ubriacarsene.
Il viaggio non era finito. Non era il suo sesso quello che lui voleva quel giorno. Dopo essersi
dissetato dentro di lei risalì un poco. Aveva già conquistato tutto di lei partendo dalla sua mente.
L’aveva fatta già godere e sciogliersi ma mancava ancora qualcosa e quel qualcosa lo voleva con impazienza e determinazione. Lei capì le sue intenzioni e le assecondava. Erano le sue stesse voglie: donarsi tutta e goderne a fondo. E pretendere lo stesso.
Le inumidì l’ano e, appena accennò a schiudersi, le entrò più a fondo con la lingua. Lei con una mano cominciò a toccarsi la figa completamente bagnata. Cominciò ad accarezzarsi, si sfregò il clitoride e, quando cominciò a sentire l’eccitazione più prepotente, cominciò a scoparsi con due dita. Era fradicia, le lenzuola ne erano la prova testimoniale e il cazzo dell’uomo non ne fu indifferente. Il respiro della donna era affannato, a metà tra godimento per quello che era e l’attesa interminabile di quello che sarebbe stato. Continuava a penetrarsi con le dita mentre lui appoggiò il suo cazzo sul culo della donna.
Non era la prima volta che stava per essere inculata ma era di gran lunga quella che aspettava con più desiderio. Era strano. Lui, in fondo, era uno sconosciuto o poco più. Continuava a non conoscerne neanche il nome e non sapeva nulla della sua vita al di fuori di quella stanza. In pratica non sapeva chi fosse ma lui conosceva più di ogni altro i suoi desideri. E quello che desiderava più di ogni altra cosa, in quel momento, era che lui le mettesse quel cazzo nel culo. L’aveva fatta impazzire nell’attesa che la scopasse ma a quello stava rimediando da sola. Lo voleva nel culo e lo voleva adesso.
Non appena la cappella cominciò a spingere lei affondò più forte le dita nel suo sesso e spinse indietro il sedere. L’asta cominciò a entrare e lei la sentì vicina alle sue dita, separata solo da un sottile strato di tessuto. L’orgasmo la colse quasi di sorpresa e cominciò a gemere.
Lui si fermò un attimo, il tempo per capire che le stava facendo tutt’altro che male, e affondò fino in fondo al culo di lei. Indietreggiò fino a uscire da quel culo perfetto per poi affondare rientrarci subito dopo. Cominciò a scoparla nel culo mentre lei continuava a tormentarsi il sesso. Dita e cazzo continuavano a sfiorarsi stimolando ancora di più il cazzo dell’uomo e costringendo le dita in uno spazio più stretto e, di conseguenza, aumentando la sensibilità della donna.
Le guardava la schiena, la curva che disegnava e le spalle che sembravano scolpite. Le guardava il viso appoggiato al letto, voltato su un fianco, gli occhi chiusi, le labbra aperte leggermente. La trovava bellissima da qualsiasi angolazione e si sentì fortunato. Si sentì come un collezionista d'arte che aveva inseguito per anni un capolavoro e, finalmente, l'aveva trovato. Capì cosa provò Peggy Guggenheim davanti al suo primo Kandinskji.
Le venne dentro dopo che lei aveva goduto ancora. Fiotti di sperma si riversavano dentro di lei finquando lui, a malincuore, uscì portandosi dietro parte del suo seme che si aggiunse agli umori che qualcuno, rifacendo la camera, avrebbe trovato sulle lenzuola.
Di quelli della 212 si parlava spesso nelle pause caffè dei dipendenti dell’albergo.
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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